A rivolgersi alla Corte è stata la stessa vittima delle violenze sessuali. L’Italia dovrà risarcirla per danno morale: la Corte di appello di Firenze aveva assolto 7 giovani definendo la vittima «disinibita»
L’avevano definita «un soggetto femminile disinibito, creativo, in grado di gestire la propria (bi)sessualità e di avere rapporti occasionali di cui nel contempo non era convinta». Avevano messo l’accento sul fatto che avesse “mostrato gli slip rossi mentre cavalcava un toro meccanico”. E con queste motivazioni, nel 2015, i giudici della Corte d’Appello di Firenze avevano assolto sette giovani accusati di aver violentato una ragazza di 22 anni, ribaltando così la sentenza di primo grado. Ora però è arrivata la condanna: non per il gruppo di giovani, ma per i giudici che quella sentenza l’hanno scritta. È firmata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e dice così: «Il linguaggio e gli argomenti utilizzati dalla Corte d’Appello trasmettono pregiudizi sul ruolo delle donne che esistono nella società italiana e che possono costituire un ostacolo alla tutela effettiva dei diritti delle vittime di violenza di genere”.